venerdì 27 agosto 2010
Ultimo delirio africano di Rimbaud
Lividi rossastri palpitano
sotto la pelle della notte
-residui di soli implosi-
arranco fino alle porte della realtà:
laggiù al villaggio
si celebra un matrimonio,
-compiuto un altro sacrificio-
tra veli bianchi e ciliege rotolanti
sulla mia lingua avvelenata si esaurisce il giorno.
Un leoncino si lecca la zampa.
Sono il buffone del deserto
ed il deserto dei buffoni
mi si arrampica sul petto.
Ah, gli umani, così fieri
dopo ogni atto d'amore,
mentre io piegato da una vergogna
che si vergogna d'appartenermi.
Ricordi fratello
quando ti ficcavo la follia
fino alle budella?
Non si può sposare la mente
che ha scritto la tua fine.
Mi consumavo,
e tu soffrivi come un vero uomo,
poi hai dimenticato
come un vero uomo,
e poi non ci hai pensato più,
come un vero uomo!
Ed io qui,
a farmi ancora fottere
dall'ordine della tua esistenza,
e non è un lavoro pulito, sai,
nel deserto si suda anche di notte.
Un uomo canta in una grotta .
Sulla mia gamba livida
ballano vermi,
-le mie poesie
reincarnate in putride visioni-
la mia tenda orbita lontana dalla vita,
ma non sto morendo.
E' il sudore del destino
quello che mi pende sul mento,
è lui che viene sconfitto questa notte
sotto la mia tenda
-mausoleo di ciarlatanerie europee-
è lui che viene sepolto;
io, candela mi scioglierò accanto,
come ornamento d'un rito sconosciuto.
I venti del deserto
mi si strozzano in gola.
*questo poemetto mi venne in un sogno muto- dopo una bevuta al campo volo- ma con la musica di Jeff Buckley che suonava forte e chiara.
domenica 1 agosto 2010
Predica agli arriccia-naso

"Avete ragione, la poesia non serve proprio a niente"- Dacia Maraini
Avete ragione!
Fuoco ai loro silenzi bizzarri,
alle loro braghe lerce
piene di taccuini d'oro,
alle loro zuppe di piselli,
alle loro innumerevoli mogli
fuoco ai rabbini nudi a piangere "madre!"*
Sì, che sballo il loro trangugiare liquori
dai nomi esotici
la loro cirrosi così esotica.
Che scandalo, sempre a dare in pegno l'orgoglio
per una camicia pulita
ed una corsa in taxi per il nessun dove.
Avete ragione,
scaraventati dall'impotenza
qua e là a notte fonda,
utero-fobici con cravatte francesi,
attaccati ad una cabina telefonica
a gridare furie illogiche.
Avete ragione, la notte è fatta per dormire,
altrimenti obese occhiaie come starnuti kafkiani
ti pendono sull'anima:
e non puoi trascinarti appesantito dalla "lunga poesia"**
senza sbucciarti la candida pelle.
Avete ragione,
che paranoia questi signorpoeti°,
siamo bravi tutti a farci due bottiglie,
tre pianeti, zero amori e botte fuori dai locali.
Che banali questi signorpoeti,
avete ragione!
* riferimento ad Allen Ginberg ed alla sua elegia-perla Kaddish **riferimento ad una delle solite massime di Alice Toklas che diceva: "La poesia è troppo lunga, la vita è troppo corta" °Riferimento ambiguo alla poesia HO 25 ANNI del bellissimo detenuto, cantore furioso, Gregory Corso (immagine dal blog La rumba di Saraghina)
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