
Agli arcobaleni io mi nascondo
come quei bambini che non hanno dovuto
attendersi troppe sorprese.
Coltivo furfanterie in una mansarda
gremita di aneddoti umani
e dispiaceri immaginari.
Sopra il tavolo di legno
conservo un bicchiere azzurro;
sogni rotondi-rotondi,
come in un gesto un istinto:
morirò solo se sarà stato vano
il mio imbarazzo.
Ti chiamo:
diventiamo selvaggi
a furia di una profonda comprensione.
Ti chiamo;
l'attesa come il gocciolìo di una saracinesca
nell'anticamera della notte.
*l'immagine è una foto presa nella camera da letto della bambina Alda Merini