Mancavo da tempo qui
metropoli dei miei stivali stanchi.
Cerco di ricordare il tempo in cui ho deciso
che il centro della mia anima
mi stava stretto.
Ora sono la periferia stanca
di un gigante dal cuore cementato;
il crudele genitore non premuroso.
Sono il figlio non riconosciuto
Sono il minuscolo centro storico
senza memoria
e passeggio
ore 19:00
con l'ombra che mi rincorre
frantumata in qualche scalino
di qualche marciapiede,
incantata dalla luce di qualche lampione
si allunga all'indietro
per proseguire veloce in avanti
pura non esistenza
si nasconde subito, dopo tanto osare,
dietro a qualche altro sognatore
ad aspettare il verde al semaforo
sperando che il verde per il nostro fuggire
verso il nessun-dove ritardi ad arrivare.
Oggi sono un'ombra a passeggio
partorita dal vortice di vento
dietro il colletto alzato del mio cappotto
osservo
trafitta da mille impulsi elettrici.
Sono una vecchia radio spenta
al centro di un mondo in comunicazione;
devo ancora scoprire la password
per la mia interiorità.
Non arriverò a destinazione: camminerò sola
cercando il mio Sconosciuto Destinatario.
Mio Sconosciuto di ogni dove
vieni a bere dalla mia bocca
i sogni che non osi ricordare.
Lascia fondere con la tua carne
il mio Io non materiale.
Mio sconosciuto destinatario,
è notte.
(Milano, 2009)