Questo non è un attentato
martedì 25 gennaio 2022
Foto all'epicentro del tornado
lunedì 3 maggio 2021
martedì 1 settembre 2020
CREDO SIA TUTTO
Ho deposto i ricordi
i ricami su cartastraccia
ho svuotato le tasche dalle bizzarrie
e no, non c'è niente di bello
nella pioggia del 01.34
quando si è vuoti di attese.
La tempesta ispira
quando si brama Il segno.
Chiedi al rammaricato
all'esiliato
al frenastenico
al dimenticato
quanto sia bella la pioggia del 01.34.
Temo di poter soccombere alla felicità
per questo capovolgo desideri
davvero
credo sia tutto,
tutto.
Ho tentato d'accorciare ore e distanze
conservo le spiegazioni
in barattoli sottovuoto
- come esperimenti fallimentari-
quelli mi fissano dalle mensole
risparmiandomi i perché.
Non ho mai saputo sintetizzare le parole
( come L.Cohen)
ma tu, almeno, potevi amarmi
lo stesso.
Non ho mai voluto la montagna
ma ho fatta sanguinare la mente
scalandoti
una volta in cima
il petto ha ceduto.
Una vittima ignara del crimine
può assolvere il carnefice?
Un errore non indotto
deve per forza essere vergogna?
Proteggo le mie creature malate
un'altra notte in più
il Sole se la cava;
un raggio sul piede destro
la vita è oltre la fuga
un raggio sulla fronte
i canti che non ascolterai.
venerdì 28 agosto 2020
SCARABEI STERCORARI TECNOLOGICAMENTE EQUIPAGGIATI
Perché dovrei pensare a Anne Sexton,
a Van Gogh, alla Cvetaeva, a David Foster Wallace?
Perché dovrei preoccuparmene,
rivangare le pagine delle loro vite
come se ne andasse della mia salute mentale?
Voglio smetterla con i libri
quelli sono solo rogna e bile nera,
il sollievo spirituale
dura il tempo di un sospiro,
il tempo del calcio di un cavallo.
Voglio smetterla con le domande,
con la trasvalutazione dei valori
con gli eterni ritorni
di emicranie e solitudini,
voglio pensare al cavallo sotto forma di tartare
voglio credere che la matematica, beh,
che non serva a nulla
anzi voglio esserne certa,
pretendo di essere felice!
Non tollererò più Whitman e Rimbaud.
Voglio sbronzarmi di certezze.
A cosa diavolo serve l'anima
se milioni di esseri ne vivono senza
ci fanno i falò e ci danzano intorno?!
Voglio unirmi al fuoco sacro,
voglio erigere altari alle cose che non conosco
quotare in borsa la mia religione,
santificare partiti
diagnosticare prostatiti.
Liberatemi!
Voglio sapere di sapere di sapere di sapere
che quel Socrate la cicuta se l'è proprio meritata
e Gauss e tutti i cervelloni
arsi dal disagio
potevano dissetarsi a colpi di cola e ghiaccio-
"la formula della felicità"!
Non voglio capire perché Ginsberg scelse la pederastia alla guerra.
La guerra.
La guerra.
La voglio rivalutare la guerra
e la pubblicità
e la terra piatta
e le ciliege ai funerali
e la beata routine da scarabei stercorari
tecnologicamente equipaggiati
mangia-lavora-procrea-muori.
venerdì 10 aprile 2020
LE GUERRE CONFUSE
Abbiamo appeso dei cd in balcone, tre file da tre
dovrebbero tenere lontani i piccioni
col loro luccichio
di giorno
di notte suonano canzoni morte
di giorno disturbano i vicini, credo
col loro luccichio pare tengano lontana la vita.
Digerita l’euforia, c’è una gran fame di suoni
lo sguardo, non più infastidito dalla rete,
si getta famelico oltre la strada
ai marciapiedi,
là, laggiù nel giardino deserto del seminario
i lavori tacciono
i cd continuano a sbrilluccicare
gli alberi rassegnati nascondono le gazze
i dialoghi strisciano apatici
si bloccano sulle dita smangiucchiate
rimandano
si cambiano d’abito, si convertono in sospiri
si auto digeriscono
poi si espellono – tesi – come corpi estranei
su un palcoscenico allestito a festa
mentre i cd
tre file da tre
sotto un sole indifferente
tengono lontani i piccioni col loro luccichio
ancora un giorno in più
i lampioni si accendono , un’altra notte in più
le stelle deridono la nostra impazienza
la nostra lungimirante miopia.
Quando la muta realtà atterra
la sofferenza perde il suo romanticismo.
In strada i suoni si esauriscono
come finali inconcludenti di film che non ricorderemo,
i cieli s’oscurano
di stormi d’uccelli che hanno dimenticato di migrare,
le stanze soffocano in gesti
che hanno dimenticato di vivere,
alle pareti germogliano piante carnivore
- noi, idrofobi, non troviamo fonti in cui affogare.
Le albe si susseguono, l’anima del mondo
mi fa male qui, sulla punta dei polpastrelli
s’ammutolisce e si trascina pigra
mentre i piccioni ridacchiano di nascosto
i cd appesi in balcone, tre file da tre
sbrilluccicano
tacendo
canzoni morte.
sabato 28 marzo 2020
ORA CHE SULLA STRADA NON E' RIMASTO NULLA
Insegnami ad affacciarmi alla finestra
ora che sulla strada non è rimasto nulla,
a conquistare i tetti
a educare il silenzio
a non aspettarmi altro
come quando scrivo e scrivo per te.
Insegnami a ignorare la sconfitta
giunta come un passo sbagliato
durante la nostra danza sgraziata,
a ridere più del necessario
a bere più del dovuto
ad addomesticare l’impazienza e ritrovarmi.
Insegnami a frenare la disillusione
ora che l’amore ci ha abbandonati
in una stazione sconosciuta
ripartendo di fretta
alla ricerca di vittime più docili
di vincitori meno arrendevoli.
Insegnami ad amarti come quando scrivo
a non invidiare gli uccelli
a fare pace col mattino
dentro a questo labirinto pieno di finestre
-alle quali torneremo ad affacciarci-
ora che sulla strada non è rimasto nulla.