( 2010 )
Custodiva le mie balbuzie
alle radici di un albero di cristallo,
io ricamavo le sue sulle dita
alle tempie.
Poi arrivarono puntuali
le notti degli umani
io imprigionavo i gesti
in scatole uguali-uguali
lui esplodeva in muta rabbia epilettica;
quel modo, quasi sacro- d'amare
per cui il mondo ci additava- buffoni!
e spiava dietro tendine ricamate
le ferite che nessun mattino
poteva illuminare.
Siamo caduti in frantumi.
Estirpata anche l'ultima parola
fioriscono ora lenti sulla fronte
prolissi segni di solitudine
e vuoto autocelebrativo.