Lei aveva appoggiato il naso contro il finestrino, seduta nel sedile posteriore, e canticchiava un motivetto, sempre lo stesso, ancora e ancora.
"Sai cosa mi affanna più di tutto?" disse facendo scivolare l'indice sul vetro, provocando uno stridio fastidioso "non poter conoscere o almeno presentire dove vanno a finire i morti tristi."
"I morti tristi?"
Anne si girò di scatto cercando lo sguardo di Frederic sullo specchietto retrovisore. Non si fidava della sua voce quando doveva spiegare qualcosa di veramente fondamentale.
"Sì!"
"E quante categorie di morti ci sarebbero?"
"A mio avviso due, i morti tristi ed i morti quieti o felici, non sono sicura sulla esatta definizione da usare, ma poco importa. Fatto sta che questi ultimi muoiono perché è arrivato il loro momento, si è compiuto un ciclo, un percorso, un destino, chiamalo come credi. Invece i morti tristi se ne vanno perché non possono fare altrimenti, non c'è altra scelta per loro..." e divenne cupa come se fosse stata una forza estranea a costringerla a fare quel discorso, così penoso per lei.
"E' un discorso sul suicidio per caso?"
"Ma no! Oh vai al diavolo."
Anne ripiombo' sul sedile e rimase immobile con le braccia incrociate sul petto. Tra i campi ancora un contadino. Nel cruscotto una bustina di croccantini al mais che nessuno avrebbe finito di mangiare. Lui era certo di poterla comprendere. Lei si rammaricava di aver scovato così a fondo in se' stessa da convincersi che era impossibile conoscersi. Lui la prendeva molto seriamente ma a volte preferiva percepirla invece di interrogarla. L'analisi su Anne gli sembrava un'attività più volgare dell'astrofisica. Lei sperava in un avvenimento stupido, di quelli che occupano il tempo dei passeggeri per il resto del viaggio. Lui non poteva aspettare.
"E come fai a sapere dove vanno a finire i morti felici?"
"Non lo so" disse lei come se si aspettasse la domanda, e con movimenti impacciati, senza smettere di parlare, passò nel sedile davanti "pare che le anime siano particolarmente capaci di cogliere cose apparentemente inesistenti. Questione di reciprocità, credo...No, fammi spiegare meglio, io non so dove vanno a finire e per di più non mi pongo questa domanda. E' significativo, non credi?"
"Credo che il tuo entusiasmo mi voglia far dire che credo, ma mi confondi..."
"Ma è semplice, non mi pongo la domanda, ma questo non vuol dire che non m'importi, giacché da domani potrei far parte della squadra, e sarebbe, come dire, rassicurante sapere dove si va a finire. La questione è che evidentemente l'anima percepisce. Io non so, ma l'anima percepisce ed è quieta" seguitò così a spiegargli, gesticolando eccessivamente, toccandogli il braccio quando il suo sguardo si assentava qualche istante per curarsi della strada. I bambini seduti maleducatamente nei sedili posteriori delle auto che passavano nelle corsie accanto facevano le smorfie, ma non attirando la loro attenzione, si giravano un po' stizziti, un po' confusi "..ed il pianto è quasi buono, quasi illuminante. Ogni morto felice ci avvicina al satori. Il dolore per loro è gentile, benefico. Dove vanno a finire non importa. Importa sapere che non sono stati tali dolori ad ispirare fughe di adolescenti nei boschi, che non sono stati tali dolori ad ispirare le bombe in versi, che non è stata tale nostalgia ad ispirare il Nocturne n.20 di Chopin, non sono stati tali dolori ad espandersi sul petto di Lucien* come un cancro."
Lui avrebbe dato tutto per vedere le visioni che le facevano corrucciare la fronte, Frederic sapeva che Anne vedeva tutte quelle cose. Lei non sapeva niente, ma non mentiva. L'orizzonte era così denso e scuro, mai la parola orizzonte era apparsa così inappropriata per quella parte di cielo, avrebbe pensato Frederic.
"Invece i morti tristi inquietano la mia anima. Un turbamento così violento che credo di non poter sopportare ancora a lungo. Dove, dove, dove vanno a finire?"
Certe volte le veniva da piangere così, senza motivo. E per non cedere all'ipotesi tanto plausibile della crisi di nervi, si consolava con Cioran°, che aveva letto in una di quelle squallide edizioni con aforismi d'autore. Ma sapeva che era tutta una sciocchezza, un gioco del nostro egocentrismo, ritrovarsi nelle frasi dei grandi pensatori ed elevare queste ad assolutismi come fossero formule di chimica. Era forse giunta alla saggezza intima, che altro non è che vacuità? Sciocchezze, ancora sciocchezze, lei voleva sapere, solo sapere!
"E' come se smettessero davvero con tutto..."
"Che dire, sono morti!"
Riuscì a farla sorridere. Frederic non avrebbe mai potuto competere con quel suo continuo giocare con il limite delle sensazioni, quel continuo forzare il proprio petto. Allora faceva il suo clown, faceva l'aquilone nel suo cielo furioso. Erano come un vecchio saggio cinese ed un samurai. Se avessero unito il riso sonoro di uno con la passione dell'altro, avrebbe forse creato l'uomo perfetto.
"Ma no! Il vuoto che creano non è malinconico, è straziante, selvaggio ed allo stesso tempo così impercettibile da far paura. E' come se si trascinassero dietro di se' anche le loro vite. Un abisso, un abisso. Un abisso."
"Ho capito cosa vuoi dire, anche se sono un po' perplesso riguardo alla categorizzazione dei morti."
"Posso mangiare la mela che c'è nel sacchetto?"
"Sì, puoi."
"Ho passato anch'io molto tempo a lottare contro le perplessità. Ero così sciocca."
Frederic rabbrividiva ogni volta che la sentiva parlare al passato di se' stessa, e capitava spesso. La guardava. Anne sperava che la smettesse di farlo, ora che non era più in grado di accogliere la bellezza.
"Quali perplessità, scusa?! Esistono le persone tristi, dolorosamente sole e incomprese, come esistono le persone felici. Perché dovrebbe essere diverso per i morti? E non mi tirare in ballo la vecchia storia del Paradiso eh!" lo minaccio' seriamente avvicinandogli la mela affinché anche lui potesse darle un morso.
Proprio nell'esasperazione dei capricci promanavano da Anne questi gesti di tenero affetto, così spontanei da far confondere il destinatario. Il tutto durava qualche istante, il tempo di una brusca frenatura e si ritornava alla realtà. Code all'uscita dall'autostrada. In lontananza un gruppo di persone si era radunata davanti alla piccola chiesa di paese. Una macchina rossa ferma al passaggio a livello.
"E se scendessimo a fregare qualche pesca?"
Avrebbe voluto essere Anne a suggerirlo.
"Solo due però!" disse con tono quasi offeso. Indugiò in auto a guardare Frederic che scavalcava il guardrail.
"Vieni su! Il tuo finto senso civico..." e sparì tra gli alberi di pesco.
Lei lo rincorse in quel labirinto di profumi. Il crepuscolo addolciva i colori. Il fresco serale rendeva le risate più squillanti. Anne continuava a ripetersi che avrebbe potuto amare solo un uomo semplice come il clown di Boll. Frederic avrebbe voluto dormire con lei castamente in quel frutteto. Entrambi si erano accontentati di molto meno, in passato. Ora arrossivano mentre Anne usava il vestito come grembiule per raccogliere le pesche. I belli non ce la fanno, non ce la fanno a non complicarsi l'esistenza, avrebbe detto Bukowski, con un riso allo stesso tempo caritatevole e sprezzante. Si erano sempre donati senza riserve ed ora il loro passato li schiacciava. Non desiderate mai di sopravvivere a più passati intensi: un arcipelago d'indicibile malinconia sulle mani, nel cuore.
"Sapere dove vanno a finire "i morti tristi" ti aiuterebbe quindi?"
"No" rimase un istante in silenzio e poi declamo' con aria volutamente teatrale dei versi:
Crepi nel balzo, per le cose inaudite e innominabili, vengano altri orribili lavoratori: cominceranno dagli orizzonti dove l'altro è crollato!°°
"Che significa?"
"Tutto. O niente. Non so."
"Allora dimmi, perché vorresti saperlo?"
"E tu perché vorresti sapere che direzione prendere all'uscita dall'autostrada?"
"Per giungere a destinazione senza problemi."
"Appunto!"
"Appunto cosa, non capisco..."
"Posso aprire il finestrino?"
Proseguirono in silenzio. Quando lui guardava la strada, lei guardava la strada. Quando lei guardava fuori dal finestrino, lui guardava la sua nuca. Quando lei guardava lui, lui guardava la strada. Lei gli allungò un'altra pesca e rumorosamente, con gesti poco rassicuranti, gli indicò la direzione da prendere all'uscita dell'autostrada. La SS9 era trafficata. Aveva appena smesso di piovere. In una tabaccheria con la serranda per metà abbassata si festeggiava. Forse una di quelle vincite con i numeri che ne' Frederic, ne' Anne avevano mai sperimentato. Ad una rotonda un ragazzo con un camioncino arancione vendeva piante da giardino. Lei lo avrebbe accompagnato nell'albergo dove lo attendevano e sarebbe corsa a casa a farsi un caffè, magari ascoltando un po' di musica francese. Anne taceva, Frederic la guardava. Lui sperava di rimanere ancora per molto. Lei pregava che fuggisse per sempre.
NOTE
*Protagonista del romanzo Illusioni Perdute di Balzac
°"Non c'è che un segno, forse, ad attestare che si è capito tutto: piangere senza motivo"
°°da Lettera del Veggente di Arthur Rimbaud