sabato 25 maggio 2019
UN CONTO IN SOSPESO CON LA FOLLIA
Ho atteso pazientemente
nel brusio della routine quotidiana
sul sagrato di San Giorgio
dove i giovani si stiracchiano tra una pausa e l’altra
sognando l’incontro della vita
o solo un’altra sigaretta elemosinata.
Ho atteso nel cortile interno di un tribunale
tra martelli che battono senza ritmo
burocrazia santificata
e scartoffie dimenticate sulle fotocopiatrici all’orario di chiusura.
Ho atteso pazientemente
che l’anima si schiarisse la voce e venisse parlarmi
col viso pulito, un mattino qualsiasi:
-“le cose stanno così, sissignora!”
Ho atteso pazientemente alla finestra
mentre i moscerini al primo sole
riformavano gli eserciti,
ho atteso che l’anima contrattaccasse
ma essa se ne stava muta
a scavare tunnel dentro la mente,
a grattare le pareti di fegato e memoria
senza ricavarci niente di buono.
Ho atteso pazientemente
sul divano insonne
mentre le tubature dei vicini cantavano
i cani dormivano nelle loro cucce griffate
e l’anima, quella, neanche una parola.
Che cosa mi vuoi dire, cosa diavolo cerchi
con tale affanno- avrei voluto chiederle
se solo non fosse sorda alle suppliche.
Quale verità cerchi di tirare fuori?
La verità è paralizzante.
Cosa vai cercando- avrei voluto gridarle,
non posso arginare all’infinito i silenzi,
ripescare con la logica le implicazioni emotive
che fai fuori a sangue freddo.
Che vai cercando?
La ricerca fine a se stessa
mi fa avere un conto in sospeso con la follia!
Ho atteso pazientemente davanti alla pagina bianca
ma l’anima ha saputo tradire anche quella
senza concedere nessuna risposta.