lunedì 28 marzo 2011

Silenzio street

(monologo dalla pièce teatrale "Vagiti moderni dal retrogusto waitsiano")



Dimmi, come può il silenzio ripagarti?
Ci casco anch'io sai,
e poi piango nei bagni dell'autogrill;
mai provato?
Preferiresti strapparti il cuore
e buttarlo nel bicchiere delle offerte libere
prima di uscire.
Parlando con il portiere al Virgin Radio,
a volte dico, ha ragione Frank!
Lui non mi guarda ma scuote la testa
se ne sta a fumare spalle all'edificio
e quando il vento soffia forte
gli schizzi della fontana
luccicano sui suoi baffi
- come un gioco bizzarro della luna -
io ne approffitto per una sigaretta
in cambio di qualche confessione
-vera-
perchè sai, quei tipi
ti ascoltano davvero;
d'altronde c'è poco da fare a Milano
alle sei del mattino.

Da quelle parti ritorno spesso
per qualche secondo
mi sembra di scorgere
frantumi di me
che sanno ancora ridere
e si trascinano senza rimpianti.
Spero anche di vederlo
mentre compra il giornale,
o perde l'autobus,
bofonchiando
capelli disordinati
dita da bambino
buttare la spazzatura
- brutte abitudini, certo
ma meglio delle lettere d'amore
soprattutto quelle recapitate in ritardo
ti scaricano addosso l'umidità
di mattini istericamente appiccicosi.
Ecco perché, dico, non potrei
vivere per sempre in Silenzio Street,
quartiere Perfetti Coniugi Annoiati
che consumano poesia
il sabato pomeriggio
davanti al barbecue
e nel più intimo incontro
si grattano a vicenda la schiena
con mani di legno
e nel più intimo scontro
si fanno dispetti con carte di credito.
Preferisco il canto dei binari
-cavi elettrici-
così esili i canti
nel mio cielo ideale.

Certe volte, nel bel mezzo della notte,
nel letto di un innamorato
mi sento una mosca-
decapitata dallo stupore
per la grassa luce dell'alba-
morta sopra una pila di piatti puliti
in un ristorante chiuso per ferie.
Ti capita mai di languire
inerme così in Silenzio Street?
Dimmi come si può
distendere le gambe,
sistemare il cuscino,
ripulire con un cotton fioc
gli infiniti rimasugli
dell'ispirato vociferare da caos-
accendere la volgare tv da camera
e respirare?
In momenti così io spero solo
di trovare senza fatica le scarpe
spero in un ingorgo in tangenziale
in una fiaba di sgargianti colori al mercato
nella session sonnacchiosa dei barboni
nelle confessioni di una guardia giurata
nei lamenti delle saracinesche,
è questo il mio silenzio ideale;
ma forse caro Frank,
è tutta questione di essere invasi
dalla febbre di una nostalgia primordiale.